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Parrocchia della Resurrezione Voghera

Gv 2,13-25

Pubblicato il4 Maggio 20244 Maggio 2024

Testo Gv 2,13-25

(edizione Bibbia CEI 2008)

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. 19Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. 20Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo. 

Commento a cura del Gruppo Donne

 

Il racconto

Giovanni mette all’inizio del suo racconto questo intervento pubblico di Gesù, mentre i sinottici lo inseriscono alla fine, per indicare, tra l’altro, che è stato tra le cause della sua condanna.

Gesù è ebreo e quindi come pellegrino va al tempio di Gerusalemme. Esternamente al tempio era presente una spianata enorme, grande come 22 campi da calcio, dove tutti andavano a comprare gli animali da offrire in sacrificio, perché senza non si poteva entrare. E lì c’erano anche i cambiavalute, perché arrivavano popolazioni da ogni dove con monete varie.
In questo luogo non potevano essere introdotte “armi” ed ecco che Gesù si serve allora di corde e bastoni che servivano per legare gli animali e confeziona una frusta.

Un frusta per scacciare i mercanti ma soprattutto il mercato, il do-ut-des verso il Signore.  Ci dice che l’amore di Dio non si compra, l’amore in generale non si compra né si scambia, essendo immateriale.

C’è tempio e tempio

L’evangelista Giovanni usa la tecnica letteraria del fraintendimento: i capi religiosi chiedono un segno materiale e invece Gesù invita a pensare in altro modo.

Quando Gesù dice “distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” sta parlando di se stesso, cioè della sua morte e resurrezione. Gesù si sostituisce al tempio, cioè in pratica dice che la religiosità ebraica –  che fino a quel momento aveva come luogo obbligato il tempio e il culto obbligato dell’offrire sacrifici – stava per finire e che veniva sostituito da un tempio immateriale, cioè Gesù.

Richiama alla mente l’episodio della Samaritana, la quale chiede dove si deve pregare, e Gesù risponde che è venuto il tempo per adorare il Padre in spirito e verità.

Indica che non abbiamo bisogno di uno spazio costruito o di un luogo fisico per essere in relazione con Dio (l’abbiamo sperimentato ad es. durante il lockdown), che Dio è dappertutto, in noi e nel mondo. Gesù risorto é il nostro Tempio.

In passato ci è sempre stato detto che la Chiesa (costruzione) era la casa del Signore, ma questo contrasta con le parole di Gesù che dice che dove ci sono 2 o 3 riuniti nel suo nome, lui è i n mezzo a loro. Anche Davide che voleva costruire un tempio il Signore rispose che lui non ne aveva bisogno. Naturalmente è in chiesa che viene impartita l’eucaristia normalmente, e questo ha la sua importanza.

Il tempio è una metafora, cioè rappresenta qualcosa che non è pensiero di Dio, bensì pensiero umano. Notiamo infatti che la frase di Gesù non dice che ricostruirà il tempio (attività umana) ma lo farà risorgere (attività divina) .

E lo “zelo per la tua casa”  può essere inteso come cura della propria interiorità, della propria coscienza dove abita la divinità.

Adorare in spirito e verità

Cosa significa adorare in spirito e verità? Alcuni lo interpretano con amore fedele, altri dicono che  la parola verità in Giovanni indica la Rivelazione che si identifica con la Parola, cioè col Vangelo e con la persona di Gesù.

Adorare per alcune di noi è una parola di difficile comprensione. Dal latino “ad oris” significa letteralmente portare alla bocca, cioè baciare, entrare in comunione profonda, condividendo perfino il respiro con l’oggetto del nostro desiderio, praticamente una fusione ( che ispira tra l’altro il concetto di eucaristia).

Anche: In spirito e verità, indica praticare discernimento aiutate dallo Spirito, e in Gesù, cioè nella verità.

L’adorazione nella sua essenza è un abbraccio con Gesù. Citato quanto detto un giorno da Benedetto XVI rispondendo alle domande di alcuni ragazzi, “adorare è dire: ‘Gesù, io sono tuo e ti seguo nella mia vita, non vorrei mai perdere questa amicizia, questa comunione con te”.

Ribaltare tavoli e prospettive

Gesù non ha detto: scusa, per piacere possiamo spostare i tavoli?  Gesù è stato rivoluzionario. Pensiamo anche al Magnificat, dove Maria dice “hai rovesciato i potenti dei troni”.

Riflettiamo sull’analogia di questo brano, con Gesù che scaravolta il mercato (e con essi le prospettive) e il contesto attuale, dove si parla di riforme nella struttura ecclesiastica sempre più necessarie ma non si attua un ribaltamento di prospettiva.

Non dimentichiamo però che Il ribaltamento deve avvenire oltre che dei tavoli della Chiesa anche nei tavoli del nostro cuore, del nostro rapporto col Signore.

Acquistare l’indulgenza, oggi?

Presentato un fatto recente: in una parrocchia è stata esposta una croce processionale molto preziosa e intarsiata con oro e argento, in occasione del 500esimo della sua realizzazione. Per l’occasione è stato indetto un anno di Giubileo per la città, con tanto di Bolla firmata dal Papa, dove si dice che c’è la possibilità di ACQUISTARE l’indulgenza plenaria per sé o per i defunti, andando a visitare questa croce (e probabilmente facendo anche altri atti penitenziali).

Ricorda l’episodio del vitello d’oro, oltre che del mercato di Gerusalemme.
Ci chiediamo come questo possa ancora essere avvallato dal Vaticano ai giorni nostri. Forse è qualcosa previsto dalle liturgie vigenti e dal diritto canonico che sarebbero molto da riformare.
Anche i legami tra Chiesa cattolica e stato, sanciti dai Patti Lateranensi, sarebbero da rivedere. Al momento la chiesa povera tra i poveri rimane un miraggio.

Il nesso con la Prima Lettura

Cosa mette in relazione il brano del Vangelo con la Prima Lettura? Pensiamo che entrambi indichino  il dover tornare all’essenziale, a quanto viene detto da Dio alle persone umane, senza ulteriori infrastrutture. Tuttavia consideriamo che anche i sacrifici e anche il concetto di ricompensa e castigo  sono presenti nella Scrittura. Ai tempi dell’Esodo le carni degli animali sacrificati venivano distribuite anche ai bisognosi. Insomma, sono tanti gli aspetti e le sfumature da considerare

Meditiamo che nella prima lettura si parla del rapporto col Signore, soprattutto nelle prime tre indicazioni. Ad esempio, il giorno dedicato a Lui, la domenica. Dovrebbe essere un giorno dove mettiamo al centro Lui, attraverso le cose belle che possiamo fare noi. E’ un richiamo da tenere presente almeno in questo tempo, provarci.

Alcune di queste indicazioni riguardano le norme della giustizia sociale. Sottolineiamo che in una società patriarcale viene indicato di onorare anche la madre, non solo il padre. Come per dire che Dio è una figura sia materna che paterna (un’idea che sta molto circolando in questi tempi).

Strada Oriolo 7, 27058 Voghera (PV)

Telefono: 0383/369578

E-mail: parrocchia.resurrezione@gmail.com

Parroco pro tempore: Don Pio Francesco Lovetti

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