Testo Mt 4,12-23
(edizione Bibbia CEI 2008)
12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
15erra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
16 Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.
17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. 18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. 23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Commento a cura del Gruppo Donne
Chiamata e adesione
Al contrario di come avveniva di solito, è Gesù in quanto maestro che sceglie i discepoli e per farlo non va nella sinagoga a scegliere sacerdoti o sapienti, ma chiama delle persone normali che stanno lavorando.
Notiamo l’immediatezza dell’adesione, sottolineata dal termine “subito”. I discepoli subito lasciano ciò che stanno facendo per seguire Gesù, il quale essendo all’inizio della sua vita pubblica non era ancora conosciuto per i miracoli e le guarigioni. I discepoli si fidano cioè senza avere prove o sicurezze di cosa avverrà, perché sono stati in grado di vedere la vera luce di Gesù, sono andati perché era una cosa bella da fare, non perché fosse un dovere o fossero obbligati moralmente.
I discepoli devono inevitabilmente rinunciare al lavoro e alle relazioni familiari, ma non sarà in via definitiva. Riflettiamo che non si è trattato di abbandonare la realtà, il lavoro la famiglia ma invece di scoprire che il regno di Dio è nella realtà di tutti i giorni.
Un cammino ecumenico che parte dal basso
Quando Gesù inizia a predicare non parte da situazioni comode, dalla sua città, dall’ambiente dove lo conoscevano. Inizia la sua opera dalle periferie, dove c’è il “peggio” che però è disposto a vedere la sua luce.
Non ha imposto direttive o norme, è andato a predicare in mezzo alle persone più varie per indicare che la sua predicazione non doveva essere sventolata come una bandiera contro gli avversari. La lettera di S. Paolo della seconda lettura in questo senso è illuminante: si creavano divisioni e settarismo, ma Gesù non voleva divisioni. Torna in mente la visita di Papa Francesco in Svezia nel 2016, in occasione del 500esimo anniversario della riforma luterana: “ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide”.
I gesti di cura
Nel suo cammino Gesù insegnava, annunciava il vangelo e guariva malattie e infermità. Si occupava delle fragilità spirituali e fisiche (e non bollava la corporeità come negativa).
Una cura a tutto tondo che vediamo oggi in situazioni a noi vicine, nelle piccole comunità dove ci si prende cura gli uni degli altri. Le esperienze della Banca del Tempo e della comunità del Carmine, che sono state citate, nella loro diversità sono entrambe esperienze concrete del prendersi cura degli altri.